Protesi mammarie e BIA-ALCL
Risposta alle domande delle pazienti
Cambiamo le priorità, partiamo dai dubbi e dalla paura delle donne di poter sviluppare un linfoma ALCL (anaplastico a grandi cellule) in prossimità dell’impianto mammario (protesi).
Abbiamo raccolto le singole richieste, confidenze e dubbi delle nostre pazienti e qui diamo voce ai 10 più sentiti quesiti femminili per rispondere in modo chiaro, corale e basato sulle evidenze scientifiche.
Vogliamo contribuire ad un’informazione al femminile che supporti maggiormente le donne a fare scelte consapevoli e che le inviti a non trascurarsi e a monitorare la propria salute, sempre.
Non bisogna rinunciare alle proprie esigenze poiché non ci sono evidenze che controindichino
l’uso delle protesi mammarie. Però è utile ricordare che spesso le donne che si sottopongono alla
mastoplastica additiva si trascurano di più, e non si ripresentano ai controlli negli anni successivi.
Questo non dovrebbe accadere di prassi perché non vi sono controindicazioni ad eseguire i
periodici esami di prevenzione anche alla luce di questo nuovo rischio. Il linfoma è una patologia
curabile se trattato nelle prime fasi di sviluppo. Perciò controlli rigorosi con lo specialista vanno
eseguiti costantemente e periodicamente annualmente nel corso della vita.
Ad oggi non esiste alcune evidenza che controindichi l’impiego delle protesi a scopo ricostruttivo.
Noi non abbiamo cambiato il nostro atteggiamento terapeutico. Come da protocollo, non vanno
trascurati i controlli clinici e strumentali annuali o più frequenti, se richiesto. Le pazienti
oncologiche devono essere seguite nei centri di riferimento con monitoraggi regolari
No, non è necessario eliminarle né sostituirle. In passato sono state richiamate le pazienti che
avevano protesi di silicone di marca PIP per sostituirle, ma allora si trattava di dispositivi fallati
durante la fabbricazione. Fu una vera propria truffa per tutti noi. Attualmente invece non c’è
alcuna evidenza in relazione al linfoma che ci indichi la necessità di sostituzione o l’asportazione
dei dispositivi protesici. Il linfoma è una malattia rara e la prognosi favorevole. Il nostro
atteggiamento non cambia, non è indicata alcuna sostituzione ma semplicemente e
prudenzialmente un monitoraggio clinico e con gli esami (sulla base di un‘ecografia annuale
effettuata da uno specialista dedicato alla senologia).
No, non è necessaria la rimozione e le nostre scelte chirurgiche non cambiano. C’è invece la
necessità, come per tutte le pazienti con protesi mammarie, di effettuare annualmente l’ecografia
mammaria, che va eseguita con un radiologo dedicato alla senologia. Nel caso in cui si presenti un
sieroma consistente e a distanza di almeno un anno, ovviamente, sarà imperativo lo svolgimento
del percorso appropriato, a partire dall’esame citologico del siero rivolgendosi ad una Breast Unit.
Se le indagini ecografiche, citologiche e di risonanza magnetica confermano la comparsa di questo
tumore è necessario rivolgersi , qualora non fosse già stato fatto alle Breast Unit, per terminare lo
studio preoperatorio secondo le indicazioni del percorso diagnostico e terapeutico dal Ministero
della Salute. Si procede poi alla rimozione delle protesi comprendendo anche la capsula periprotesica.
Si può poi procedere all’ effettuazione di una mastopessi senza l’uso di ulteriori protesi,
oppure utilizzare l’impianto di grasso; è ancora controverso l’inserimento di protesi di tipo liscio.
Questa patologia può essere inizialmente asintomatica, perciò è importante fare l’ecografia
annualmente. Se però si evidenzia un aumento del volume del seno, una maggiore tensione e,
soprattutto, un cambiamento del profilo mammario, l’indagine ecografica va ripetuta. Se risulta
presente un sieroma consistente, bisogna rivolgersi alle Breast Unit per impostare il percorso
diagnostico previsto dal Ministero della Salute.
Non basta e non deve essere la presenza di una sottile falda peri-protesica ad allarmare. La falda
può essere la conseguenza del comune processo infiammatorio intorno ad un corpo estraneo. Si
tratta di un reperto comune e la maggioranza dei ‘sieromi’, così si definisce la falda liquida
periprotesica, anche imponenti e tardivi non è correlata con questo tumore. La comparsa
repentina e tardiva di asimmetria mammaria (differenza di volume tra le due mammelle) senza
segni di infiammazione (febbre, rossore, tensione cutanea nella regione mammaria), nella grande
maggioranza dei casi non è espressione di questo tipo di patologia ma, per sicurezza, nei casi in cui
sia presente un voluminoso sieroma, si deve seguire un percorso diagnostico ministeriale di
accertamenti da effettuare nei centri di riferimento.
È necessario effettuare un’ecografia mammaria all’anno per monitorare lo stato delle protesi, e
con un radiologo dedicato alla senologia. La mammografia non fornisce indizi precisi sul questa
forma di patologia. L’ecografia in questo ambito è invece più specifica poiché può individuare
un’eventuale raccolta fluida intorno alle protesi, che costituisce, se è di modesta entità, un
fenomeno abbastanza frequente come reazione dell’organismo ad un corpo estraneo e può essere
presente fin dalle prime fasi postoperatorie. Se il fluido però compare a distanza di almeno un
anno dall’operazione, è consistente, e non è presente una condizione di infiammazione, è
necessario provvedere all’aspirazione del liquido stesso che va esaminato così come previsto dal
percorso diagnostico e terapeutico dal Ministero della Salute. Va infatti eseguita una accurata
analisi citologica, inclusa la ricerca delle cellule CD30 di cui tanto si parla nei forum online, oltre a
molti altri marcatori. È pertanto consigliabile affidarsi ai centri di senologia detti anche Breast Unit.
No. Non vi sono attualmente indicazioni a livello nazionale e internazionale a rimuovere le protesi
in assenza di situazioni sospette come invece richiesto e attuato in occasione di altri tipo di protesi
in passato (protesi PIP). Pertanto le protesi non vanno asportate di principio ma monitorate nel
tempo. Questa forma di linfoma, oltre ad essere rara, ha una prognosi favorevole quando è
diagnosticata e prontamente trattata nelle prime fasi di sviluppo. Al contrario sono invece da
considerare i rischi connessi di un intervento chirurgico evitabili in quanto non necessario. Il
consiglio è invece quello di sottoporsi con regolarità ad ecografie annuali e non trascurare segni o
sintomi a livello mammario diversi dal solito.
Si tratta di una malattia molto rara: in Italia il Ministero della Salute stima 2,8 casi su 100.000
pazienti e complessivamente oggi nel mondo sono stati diagnosticati 573 casi su circa 35 milioni
di protesi mammarie impiantate; pertanto il rischio si rivela molto basso se paragonato al numero
di protesi impiantate nel mondo nel corso degli ultimi decenni. Anche la recente conferenza
mondiale sull’argomento( “1st World Consensus Conference on BIA-ALCL” 6 ottobre 2019) ha
confermato queste cifre. Si è evidenziata un’incidenza simile in Europa e negli Stati Uniti, una
maggiore frequenza è stata riscontrata in Australia; a questo riguardo sono in corso ricerche sui
diversi profili genetici dei soggetti coinvolti. Inoltre si tratta di una patologia linfoproliferativa con
andamento clinico differente rispetto ai più comuni linfomi; la prognosi è generalmente favorevole
quando associata a una diagnosi precoce. Pertanto è utile ed indispensabile sottoporsi ai controlli
delle protesi mammarie ogni anno, così come già raccomandato dal chirurgo di riferimento. I
controlli vanno mantenuti costanti negli anni, perché questa patologia compare più spesso a lunga
distanza dall’intervento, anche dopo 7-8 anni, pertanto è importante non dimenticare mai di
effettuare i controlli previsti per tutta la vita.